martedì 29 maggio 2012

Dopo il referendum si dimette Salvatore Cherchi, presidente della provincia di Carbonia Iglesias

Il presidente della provincia di Carbonia Iglesias, Salvatore Cherchi ha comunicato le sue dimissioni al presidente del consiglio provinciale a seguito della pubblicazione sul Buras dei decreti del presidente della regione che dichiarano l'esito dei referendum che aborgano le province sarde.
Cherchi aveva già annunciato la sua intenzione di dimettirsi all'indomani del voto referendario. A questo punto se entro venti giorni le dimissioni non verranno ritirate diverranno definitive e si darà inzio alle procedure per il conseguente commissarimamento dell'ente.

mercoledì 9 maggio 2012

I sardi dicono si ai referendum anti-casta: niente più province e cda di enti regionali.

Una buona e una cattiva notizia dai referendum anticasta. L'aspetto positivo è che con il superamento del quorum e il massiccio Si ( con punte del 97%) a favore dell'abrogazione di province , cda di enti regionali e della riduzione di numero e stipendi dei consiglieri regionali, i sardi hanno dato danno un esempio a tutta Italia sulla possobilità di ridurre i costi della politica e della pubblica amministrazione. Tuttavia la soddisfazione è mitigata dal constatare che solo il 35,5% ( il quorum era del 33%) degli elettori sono andati a votare: ciò significa che coloro che si sono mobilitati per il cambiamento restano una minoranza.
Osserva Sergio Rizzo sul Corriere che le nuove province erano un istituto difficilmente difendibile: la più grande Olbia-Tempio ha 157 mila abitanti, La più piccola, Ogliastra, non arriva a 58 mila. Ciascuna di esse ha due capoluoghi di provincia ( Lanusei in Ogliastra arriva a malapena a 5000 abitanti). Le loro spese superano il centinaio di milioni di euro totali ( secondo i rispettivi bilanci di previsione: Medio capidano 23 milioni; Carbonia-iglesias 23 milioni; Ogliastra 17 milioni; olbia-tempio 58 milioni) e nel frattempo anche la vecchia provincia di Cagliari ha incrementato i propri costi: 172 milioni dai 133 del 2005.
Ma non c'erano solo i referendum tagliaspese: i sardi si sono pronunciati a favore anche di alcuni i punti "programmatici come l'obbligo di primarie per la scelta dei candidati a presidente di Regione e l'elezione di un assemblea costituente per un nuovo Statuto che possono aprire importanti spazi alla partecipazione democratica e favorire un rapporto più diretto e trasparente del cittadino con le isitutuzioni rappresentative.

mercoledì 2 maggio 2012

Referendum anti province: anche il tribunale di Cagliari respinge il ricorso dell'UPS

Il tribunale di Cagliari respinge anche l'ultimo ricorso contro i referendum anticasta: domenica 6 maggio si voterà regolarmente per tutti e dieci i quesiti, compresi quelli sull'abolizione delle quattro Province regionali istituite nel 2000. L'ennesimo ricorso dell'Ups (Unione Province Sarde) era stato presentato al Tribunale di Cagliari dopo il pronunciamento del Tar Sardegna che aveva sancito il difetto di competenza del Tribunale amministrativo. Il giudice Maria Teresa Spanu però non ha condiviso l'interpretazione dei ricorrenti: le nuove Province di Carbonia-Iglesias, Ogliastra, Medio Campidano e Olbia-Tempio nate con legge regionale, sono abrogabili come qualsiasi altra legge regionale con un referendum. Cade così, dunque, l'eccezione di costituzionalità dell'UPS secondo cui per abrogare le nuove province sarebbe stato necessario una procedura legislativa rafforzata. I sardi saranno dunque chiamati a pronunciarsi su 10 quesiti referendari, il 6 maggio prossimo, come stabilito dal decreto del presidente della Giunta Ugo Cappellacci, cinque abrogativi e 5 consultivi; i temi dei quesiti sono l'abolizione delle province ( referendum abrogativo per le nuove province, consultivo per quelle storiche), l'elezione diretta del presidente della Regione attraverso le primarie, la riscrittura dello statuto sardo, sull'indennita' spettante ai membri del Consiglio regionale della Sardegna e il rimborso delle spese di segreteria, all'abolizione dei consigli di amministrazione degli Enti strumentali della Regione e alla riduzione del 50% dei consiglieri regionali, ovvero da 80 a 40. Il quorum necessario per conferire validità alla consultazione referendaria è del 33% dei votanti.