venerdì 20 febbraio 2009

Finita l'era Soru i dipendenti regionali svelano il mobbing della Giunta uscente

( da L'unione sarda) Mentre ancora si contano gli ultimi voti, nei palazzi del potere si respira una nuova aria. Un'aria di sollievo. Di serenità. «Finalmente di normalità», dice subito il dirigente Marco Pinna, negli uffici dell'assessorato agli Enti Locali, in viale Trieste. La sconfitta di Renato Soru ha fatto saltare il coperchio che da quattro anni pesava sull'amministrazione regionale. Un autentico botto di liberazione. «Il clima di terrore è finito. Ora possiamo parlare apertamente, senza timori di ritorsioni o provvedimenti disciplinari. Speriamo di lavorare tutti, senza più discriminazioni e paure», dice senza enfasi Pinna: «Ci eravamo dimenticati della normalità, dell'educazione e della correttezza. Per quattro anni abbiamo vissuto una situazione esasperante con la Regione divisa in due. Da una parte i dipendenti, considerati in massa fannulloni e incompetenti, e dall'altra i convenzionati assunti dall'arrivo di Soru e piazzati in ogni posto che conta». Sino alla settimana scorsa gli uffici regionali erano off limit per i cronisti senza scorta ufficiale e veline degli addetti stampa. Oggi nessuno si spaventa più quando il giornalista tira fuori penna e taccuino. Spiega Marco Pinna: «Si sono create due strutture parallele, con i nuovi assunti a fare il lavoro dei normali dipendenti e i dipendenti a guardare o a pagare gli emolumenti per i convenzionati: Non c'è stata un'auspicabile integrazione, magari un rafforzamento di certi uffici, ma al contrario l'esautoramento totale dei dipendenti, dall'impiegato sino in alto. Tutti a eseguire in fretta e furia gli ordini che arrivavano ogni giorno dalla Giunta. Noi regionali uscivamo dall'ufficio con l'angoscia, il lavoro ci coinvolgeva nella vita privata».
SORRISI L'atmosfera di terrore denunciata dai sindacati e dietro le quinte a bassa voce da qualche coraggioso impiegato si è dissolta come d'incanto già martedì mattina quando la vittoria del centrodestra era ormai un dato di fatto. Ieri mattina negli anditi e negli uffici degli assessorati di viale Trieste e nel Palazzo di viale Trento (il regno di Soru) si vedeva la gente sorridere. Sembrava uno spot di Gavino Sanna per il neo presidente Ugo Cappellacci: «La Regione è tornata a sorridere». Il sorriso si vede sin dall'ingresso di vetro del palazzo che ospita Enti Locali, Urbanistica e Pubblica istruzione. Due impiegate fumano una sigaretta, cappotto sulle spalle. «Contente? Speriamo solo di riprendere a lavorare bene, secondo le nostre competenze. Noi siamo qui per concorso da otto anni, ma ci siamo ritrovate quasi disoccupate con l'arrivo dei convezionati».
CONVENZIONATI Ovvero - fuori dal burocratese - ingegneri, informatici, tecnici, chiamati a lavorare alla Regione come dipendenti di Sardegna.it, una società "in house". Sono 200, forse 250 distribuiti nei vari uffici e soprattutto al Ced, il centro elaborazione dati praticamente stravolto dal 2004. Un'interpellanza, datata 2 dicembre e firmata da undici consiglieri dell'opposizione, chiede al presidente Soru di fare chiarezza sulla società di servizi. Quindici punti per conoscere «per quali motivazioni l'amministrazione regionale, anzichè servirsi come sempre dei propri dipendenti, e in particolare di funzionari in possesso di specifiche professionalità, ha affidato alla società Sardegna.it la gestione di procedimenti amministrativi quali quelli relativi ad alcune gare di appalto e alcuni importanti servizi informatici».
MOBBING Riccardo Laconi, biologo, esperto di piante officinali, dall'Ersat è finito all'agenzia Laore che raccoglie gli enti cancellati. «Da quattro anni sono praticamente disoccupato», dice. Anche lui è tra i "mobizzati": «Avevo fatto la campagna elettore per Mauro Pili e quando sono tornato in ufficio non avevo più niente di cui occuparmi, circondato da consulenti esterni e senza più pratiche assegnate».
Trent'anni in Regione anche Gualtiero Teis, analista programmatore. Quando è andato in tilt il server di dominio della rete telematica dell'intero palazzo hanno chiamato lui per ripristinare il collegamento, mentre i supertecnici di Sardegna.it brancolavano nel buio. «Quando sono arrivati ci hanno emarginato al ruolo di osservatori, praticamente senza più lavoro. Così abbiamo trascorso quattro anni».

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